Il consorzio Ecopolietilene si presenta all’Università di Brescia. Il direttore generale Giancarlo Dezio ha tenuto nei giorni scorsi un incontro con gli studenti di Ingegneria dei Materiali, corso “Polimeri industriali e Riciclo” della professoressa Luciana Sartore, per illustrare la gestione dei rifiuti dei beni in polietilene: cosa prevede la normativa, il quadro attuale e le potenzialità che questo ambito ha in campo sia industriale sia ambientale, con possibili vantaggi economici.
Nella lezione, che si è svolta in modalità online, il direttore di Ecopolietilene ha contestualizzato l’operatività del Consorzio che, nato nel 2017, è parte integrante del Sistema Ecolight, hub per la gestione dei rifiuti all’interno del quale rientrano i consorzi Ecolight (RAEE, pile e accumulatori), Ecotessili (rifiuti tessili) ed Ecoremat (materassi e imbottiti a fine vita) e la società di servizi Ecolight Servizi.
Ecopolietilene è un consorzio autonomo che, facendo proprie le prescrizioni di legge, è costituito da produttori, importatori, distributori e riciclatori di beni in polietilene. Queste aziende infatti, nel rispetto della cosiddetta “responsabilità estesa del produttore”, sono chiamate a farsi carico dei rifiuti prodotti dai beni in polietilene da loro immessi sul mercato. L’attività del Consorzio si inserisce nel contesto di mercato legato ai prodotti e alle lavorazioni plastiche; un ambito estremamente ampio e diversificato, dove però i rifiuti di beni in polietilene “valgono” oltre 500 mila tonnellate l’anno. «Partendo dalla necessità di operare in linea con i principi dell’economia circolare, vi è la necessità di restituire valore a questa tipologia di rifiuto non solamente in unì’ottica industriale, ma soprattutto ambientale: i beni in polietilene sono infatti riciclabili al 100%», ha ricordato Dezio agli studenti. «Il Consorzio infatti si pone al centro di una filiera di gestione capace di raccogliere correttamente e riciclare questo prodotto».
Per questo Ecopolietiene ha dato vita a diversi progetti che vanno in due direzioni: da una parte sono in corso alcune sperimentazioni per poter migliorare la raccolta dei rifiuti di beni polietilene in ambito urbano. Progetti pilota sono stati condotti nella zona di Cuneo e in Veneto. Dall’altra, il consorzio si fa promotore anche di ricerche al fine di individuare impieghi industriali della materia prima seconda ottenuta dal riciclo dei beni in polietilene. Testimonianza è il progetto condotto in Puglia che ha individuato l’utilizzo dei teli agricoli a fine vita, che rientrano nella sfera dei beni in polietilene, nella produzione di membrane isolanti per l’edilizia.
Entrando poi nel merito dei processi di recupero di questa tipologia di rifiuto, il direttore generale del consorzio è arrivato a presentare anche un prospetto economico sull’importanza di dare concretezza a una filiera circolare dei beni in polietilene. Infatti, dietro a un comprensibile valore ambientale, vi è anche un valore economico, dettato in questo momento storico dagli elevati costi delle materie prime. Sono state illustrate alcune stime del consorzio, in termini di generazione del prezzo di una tonnellata di polietilene vergine rispetto a quella riciclato, ed è stato evidenziato come ricorrere a polietilene vergine, in particolar modo polietilene a bassa densità, per la produzione di beni in polietilene non sarebbe del tutto vantaggioso. In diverse applicazioni il ricorso a materie prime seconde, ottenute quindi da un processo di riciclo, sarebbe nettamente più economico rispetto alla materia vergine. Sono però ancora stime da sottoporre a ulteriori valutazioni, ma che tracciano un’interessante (e importante) sviluppo di una filiera circolare per i rifiuti da beni in polietilene.